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Alla Galleria Zevellos di Stigliano di Intesa San PaoloGastone Novelli
Alla Galleria AICA e al Palazzo Reale
Achille Perilli

Gastone Novelli, ”Senza
premeditazione”, tecnica mista su tela, cm130x100,1957
Due
Amici Artisti con
analoghi percorsi iniziali:
Gastone Novelli (Vienna
1925 – 1968) ed Achille
Perilli (Roma 1927)
Importanti
per la comprensione, dei gruppi di Artisti
Italiani degli Quaranta e Cinquanta di cui fecero parte molti
giovani sono le due
mostre napoletane di Gastone
Novelli e di Achille
Perilli. Nella Galleria
del Palazzo Zevellos Stigliano di
Intesa San Paolo, è la mostra di Gastone
Novelli “Ogni universo è un possibile
linguaggio”, a cura di Marco
Rinaldi. L’artista ha una vita giovanile difficile: nel 1943
prima condannato a morte dai fascisti poi incarcerato a vita, viene
liberato per intercessione della madre all’arrivo degli alleati a
Roma, nel 1944. Nel 1945
si trasferisce a Firenze e nel 1948 compie un primo viaggio in
Brasile. Tornato a Roma, presenta la sua prima personale al teatro
Sistina; riparte per il Brasile ma nel 1955 si stabilisce a Roma
dove incontra Corrado Cagli, Emilio Villa ed Achille Perilli con
cui comincia un sodalizio che si consoliderà nella fondazione di
alcune riviste. Viaggia molto, anche il viaggio in Grecia è per lui
fondamentale: ne scrive un libro.
Marco Rinaldi, nel Catalogo della Mostra, rileva come
Novelli, attraverso le riviste fondate con Achille Perilli, ”L’Esperienza Moderna”
e soprattutto in “Grammatica”
nr. 1 (dove scrive: “mi
interessa procedere dai segni e dalle lettere, e non
dalle immagini e dalle parole…” assorba
le poetiche segniche e materiche dell’Informale, esplori in
quel periodo le potenzialità della calligrafia giapponese ed
acquisisca un
“linguaggio magico”, fatto di “residui e frammenti” di
scritture che non
abbandonerà e che possiamo rilevare
nei dipinti, che vanno dal 1957 al 1964, presenti nelle sei
sale della mostra. Il
pittore si riferisce agli elementi del surrealismo già espressi da
Bréton nel manifesto del 1924 e poi ripetuti nel 1930 e nel 1942.
Egli afferma che non solo le
parole possono suscitare un’immagine o correggerla
ma anche il colore essenziale, il bianco, che l’artista
ripassa volentieri, fluido o ispessito su
di un’immagine che gli appare incompiuta. Scrive infatti in un
dattiloscritto preparatorio forse al chiarificatore
libro “Viaggio in Grecia”: “il
bianco è essenziale a coprire… può essere aspro, assorbente,
morbido ma respingente…”.
Altri elementi essenziali colti nel viaggio in Grecia
lo attraggono e lo ispirano: la
luna, che, dice l’artista “può
trasformarsi in mandala, ruota della fortuna, gioco dell’oca…
sono le lune anarchiche, i segni magici che producono ingannevoli
turbamenti”: pensiero rispecchiato
nell’opera in
mostra “Disco di Phesto,
faccia A.
Nell’ultima
sala troviamo opere degli
anni Sessanta in cui vi
sono grandi strisce di colore rosso assieme a scritte, collage di
frasi fumetti e fotografie. Sono
queste le opere che probabilmente nel 1964 espone in Biennale a
Venezia dove incontra Rauschenberg e l’arte povera americana
trionfante. Nel 1968 è presente di nuovo
in Biennale, ma per protesta
contro un’incursione della polizia nei Giardini,
gira i suoi quadre contro il muro. Nello stesso anno inizia
ad insegnare alla Accademia di Belle Arti di Brera, ma poco dopo,
quando sembra avviarsi ad un percorso nuovo della sua vita,
per un imprevisto intervento chirurgico, muore.
Le
sue opere sono conservate, oltre che nei Musei di Arte Moderna
italiani, anche in Musei europei e in America.
Achille Perilli, “Tegola Pompeiana,
maiolica ed engobbio a bassorilievo, cm64x48,1996
Achille Perilli è a Napoli per
una personale, “Dei
modi di dipingere l’invisibile”, che si svolge tra il Palazzo
Reale, nell’ambulacro dell’Appartamento Storico, e la Galleria di Arte Contemporanea di
Andrea Ingenito, AICA.
Dell’artista
vediamo in Palazzo Reale opere scultoree
degli anni Novanta, create nella Fornace
Falcone di Montercorvino Rovella: “Le
Tegole Pompeiane”,
sulle cui basi, riproduzioni in terracotta e in maiolica delle
tegole di copertura delle case pompeiane, si sviluppano bassorilievi
geometrici colorati che coniugano l’antico romano col moderno, un
moderno geometrico che rivela il pensiero dell’artista aderente
fin dalla prima metà del Novecento alle correnti discendenti dal
Cubismo, dal Futurismo geometrico, movimento di linee colore
e ritmo, che scaturirono
nel concretismo-astratto degli
anni Trenta dettato da Van Doesburg e in Italia, negli anni Quaranta
e Cinquanta, nel milanese
“Movimento Arte Concreta” (1949)
col gruppo di artisti (Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet)
che trasformarono l’arte del passato e privilegiarono l’arte
astratta e l’arte geometrica.
E’
così che Achille
Perilli, appartenente al gruppo fondatore, (tra cui
Carla Accardi, Piero Dorazio,
Gastone Novelli, Giulio Turcato) di ”Forma
1” creato nel 1947, partito
dall’informale con l’amico Novelli ha poi precisato la sua
maniera, nel lungo arco di tempo, nell’astrattismo geometrico.
E’ stato fondatore,
come si è detto, con Gastone Novelli, Alfredo Giuliani e Giorgio
Manganelli della rivista “Grammatica”,
attiva del 1964 al 1976, e della rivista “L’esperienza
moderna”. Sempre presente nella riflessione sulle avanguardie
affermate lungo l’arco della prima metà del Novecento, nel 1971
pubblica il “Manifesto della
Folle Immagine nello Spazio Immaginario”
e nel 1972 partecipa alla fondazione del “Gruppo
Altro”, pubblicando nel 1982 il manifesto “Teoria
dell’Irrazionale geometrico”.
Partecipa
nel 1962 e nel 1968 alla Biennale di Venezia e nel tempo a numerose
altre mostre, nazionali ed internazionali.
Negli anni Novanta il suo aggancio all’arte classica
attraverso un materiale povero come la terracotta e ad elementi
architettonici primari, costruisce la dimostrazione della sua
perenne riflessione sulle basi dell’architettura e della scultura
classica, comprendendo così, nel suo fare arte, elementi poveri che
illuminano la visione di un percorso invisibile, continuo e
ininterrotto tra il passato ed il presente senza soluzione di
continuità, sempre presente nel suo pensiero, nel desiderio di
realizzarlo. Questo percorso, nell’ambito della scultura può
ritenersi concretizzato proprio nelle “Tegole
Pompeiane” esposte in
Palazzo Reale e nei
“Distorti” della Galleria AICA mentre nella ultime
pitture realizzate, si conferma e si rafforza il percorso astratto
della Geometria. Infatti le sue opere pittoriche, in mostra da
Ingenito, in un excursus
che va dagli anni Cinquanta come
“Il calore dell’ombra” del 1956,
ad oggi, rimarcano il suo progetto, nato dalla adesione alle
correnti del Novecento con un’accentuazione della maniera verso
una precisione del tratto
e rivolto sempre più all’uso di un colore netto e squillante,
senza sfumature, nella costruzione dello spazio.
Le
opere esposte nella Galleria Aica riguardano il percorso pittorico,
le ultime sono realizzate in acro-vinilici, tecniche miste su tela
tra cui “Sorgente di luce”, del
2013, cm 100x81, e i piccoli quadri come “Flip”,
“Flop” ed altri tutti
di cm.20x20, che il maestro chiama “panini”.
Si
possono anche ammirare le ceramiche e le maioliche:
i “Distorti” e
i piatti da parete, realizzati
ancora dalla Fornace Falcone. Tra le
tante mostre abbiamo
visto ancora in Biennale
a Venezia le opere di Achille
Perilli nel 2011 e nella Galleria
Tega di Milano, nell’ultima mostra del 2013.
Maria
Carla Tartarone, novembre
2013
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