Partiamo un po´ dalla sua storia: lei ha iniziato come Filmaker e regista teatrale, si sente più vicino al teatro o al cinema?
Quand´ero piccolo i miei genitori lavoravano in teatro e, essendo l´ultimo figlio, mi hanno trasmesso indirettamente questa passione . Poi a 18 anni ho visto uno spettacolo che mi ha segnato e mi ha avvicinato in modo definitivo al teatro. La rappresentazione era "Napoli Milionaria" con Eduardo, Pupella Maggio, Giacomo Rondinella; insomma un cast eccezionale. Anche quando ho fatto il soldato non mi sono allontanato per un istante dal teatro, perché abbiamo formato addirittura una piccola compagnia. Invece, parlando del cinema, inizialmente sono stato assistente alla regia ed ho girato alcuni corti trattando argomenti scottanti come l´omosessualità e l´emarginazione. Poi durante gli anni sono cambiate tante cose e attualmente mi sento più vicino al teatro.
Oggi la situazione in Italia non è delle migliori, a Napoli in particolar modo il Sancarluccio ha chiuso e il Delle Palme non ha più una programmazione teatrale. Lei come reputa questa situazione del teatro?
Il teatro in Italia ha sempre attraversato periodi di crisi, anche quando io ero ragazzo le difficoltà ci sono sempre state. Oggi c´è però un affollamento eccessivo di persone, molto spesso poco preparate, che si lanciano in questo mondo. In questo momento, soprattutto i giovani, stanno pagando le conseguenze di scelte fatte in passato da coloro che avevano il potere. Forse per paura non c´è mai stato un ricambio generazionale e i produttori si affidano sempre alle stesse persone. Anche in tv, i protagonisti non sono più gli attori ma sono i politici che si sono impossessati della scena. E´ una situazione davvero complicata, speriamo di uscirne presto.
Lei ha sempre cercato di sperimentare o magari di utilizzare tematiche già affrontate?
Ho sempre cercato di sperimentare ma non è stato e non è attualmente facile. Ci vuole molto coraggio in questo. Però a volte i sacrifici e le scelte sono state premiate con alcuni riconoscimenti importanti.
C´è qualche premio al quale lei è più affezionato?
Il premio "Antonio Landieri" che mi è stato assegnato recentemente per l´opera "Cuore Nero". Ci sono particolarmente affezionato perché viene dal basso, da una realtà a noi vicina e molto particolare come Scampia. Non è per niente un premio costruito ma qualcosa di vero.
I premi ti aiutano a continuare il discorso e l´idea che stai seguendo. Non reputo nessun premio più importante rispetto ad un altro semplicemente perché ognuno di essi ha una propria storia, una propria vita. Sinceramente, sono legato a tutti i riconoscimenti che mi sono stati conferiti perché al loro interno c´è un po´ della mia storia.
Parlando del futuro, Fortunato Calvino ha già delle idee chiare e dei progetti?
Certo, in questo 2014 riprendiamo "Cravattari" con un nuovo allestimento, così per festeggiare un testo che, ho scritto nel 1994, e dopo vent´anni non solo è sempre attuale ma viene anche rappresentato nelle scuole dai ragazzi o da compagnie amatoriali. E´ un testo a cui sono molto legato e sicuramente rispecchia il mio modo di fare teatro, che Giulio Baffi ha definito "teatro di trincea".
9 Gennaio 2014