ŠOSTAKOVIČ IL FOLLE SANTO – AL NUOVO TEATRO NUOVO DI NAPOLI FINO AL 30 DICEMBRE
di Clelia Verde
Napoli - Il camaleontico Tony Laudadio fa il pieno di applausi alla prima partenopea de “Šostakovič, il folle santo” in scena fino al 30 dicembre al Nuovo Teatro Nuovo. Lo spettacolo è un equilibrato atto unico ispirato all’esperienza umana ed artistica di uno dei maggiori compositori russi del XX secolo, Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, con una drammaturgia tormentata ed appassionata firmata da Antonio Ianniello e Francesco Saponaro.
Da una grossa poltrona, immersa nella costante semi-oscurità di uno spazio scenico arredato al minimo, si snoda un incisivo melologo che ripercorre con tocchi sapienti le travagliate vicissitudini dell’artista. La sua parabola, ricostruita a partire dalle missive e da alcune biografie, viene presentata in scena assieme a quella ugualmente tragica della sua epoca grazie ad una felice combinazione del materiale testuale e musicale.
La vita di Šostakovič, perennemente sovrapposta con la vita dell’U.R.S.S., dalla morte di Lenin all’era di Breznev, è tormentata dal compromesso tra le direttive del Partito e la sua coraggiosa ricerca stilistica che gli valse più di una volta l’accusa di un formalismo borghese e snob per nulla aderente ai valori del Realismo socialista. E’ vecchio, minacciato costantemente dal carcere o dall’esilio, distrutto da malattie e nevrosi, il Šostakovič che in scena fa eco alla sua musica, già intrisa di atmosfere cupe, col suo disagio esistenziale e la certezza che il vivere sia in fondo privo di senso perché “dai destini non c’è difesa”.
L’impeccabile regia di Francesco Saponaro conferisce alla rappresentazione un fascino discreto e sembra suggerire di continuo allo spettatore che la storia di questo artista schivo ed introverso sia tutta scritta nella sua musica. Ottima infine l’interpretazione di Tony Laudadio, la sua (incredibile) identificazione col personaggio, la sua recitazione che vira senza indugi dalla mitezza all’invasamento.
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