Roma - Al
Teatro Ghione ieri ha esordito lo spettacolo di Paolo Poli "Aquiloni" che resterà in cartellone fino all´8 dicembre. Ispirato al titolo di una delle poesie più conosciute del sommo poeta Giovanni Pascoli, il cantore delle piccole cose, del fanciullino, saccheggiato di anno in anno dalle maestre perché si presta bene a trasmettere ai bambini l´amore per la poesia, con il rimando ad un gioco leggero d´altri tempi eppure ancora attuale quale l´aquilone, è arrivato il nuovo spettacolo di Paolo Poli attorniato da quattro attori che s´intonano perfettamente al suo stile e che lo sanno accompagnare egregiamente nella carrellata di circa due ore dello spettacolo e che sono: Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco.
Uno spettacolo, ripreso dalla scorsa stagione dove ha avuto un grande successo di pubblico e critica ed è stato visto –come dice l´attore- "da un mare all´altro" ed è stato in tournee per alcuni mesi con gli aquiloni, in numerose piazze d´Italia (dal Tirreno all´Adriatico), portando un´altra delle perle che ci offre l´arte parodistica e il suo grande talento, in giro per l´Italia.
Ognuno di questi spettacoli, ormai da tanti anni a questa parte, è un vero e proprio tesoro che ci presenta uno spaccato di un´Italia contadina che non esiste più ma che è celebrata insieme ad un passato coloniale, con la cifra dell´ironia e della metafora, la cosa più difficile da far capire ma che, per un artista del calibro di Paolo Poli, capace di tenere la scena quasi da solo, d´imparare a memoria "possenti dosi" di poesia, interi poemetti e , addirittura, al termine dello spettacolo, declamare un intero capitolo dei Promessi Sposi, è un´impresa sempre riuscita.
"Ogni volta che vado in scena ho come l´impressione di andare in guerra. Non è facile esibirsi ogni sera – perché non basta -come pensa qualcuno –dire due stupidaggini per cavarsela –ma ogni volta è una sfida, un duello con il pubblico di cui ho grande rispetto, da cui uscire vivo"- così dice l´artista.
Omaggio affettuoso a Giovanni Pascoli, poeta così descritto dallo stesso Poli "Fino alla metà del Novecento la scuola italiana si nutrì della sua produzione. La critica letteraria a cominciare da Croce privilegiò le rime giovanili fino a Contini che ne elogiò il plurilinguismo, a Pasolini che rilevò la dicotomia psicologica , per arrivare a Baldacci che ne curò la ricca antologia. Da Myricae e dai Poemetti lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un´Italia ancora gergale".
Un lungo cammino che passa con un ritmo incalzante e vivace per l´Assiuolo, Novembre, Sera d´ottobre, Il vischio, L´ultimo canto, Italy, Diario autunnale, in cui il mattatore percorre la vicenda artistica di Giovanni Pascoli senza dimenticare di dargli qualche stilettata al suo gusto per il particolare macabro.
Un artista che si cimenta con un campo minato quale il linguaggio poetico, con la leggerezza di una farfalla, che riesce a trasmettere ad un pubblico distratto come quello attuale, spesso non così appassionato di teatro come in passato, dei concetti difficili, corrosivi e trasgressivi rispetto alla banalità del nostro modo di vivere, inserendo degli interrogativi, delle domande , allietandolo però al contempo con dei siparietti di canzoni dei primi del Novecento, infarcite di doppi sensi, nel cammino del travestimento che sorprende e fa pensare, rimanendo però fedele al suo compito di celebrare il teatro senza volgarità con una buona dose d´ironia ed anche di auto-ironia, frutto di una mente veramente acuta.
La riscrittura e la regia dello spettacolo sono affidati a lui, le scene sono del grande Emanuele Luzzati , i costumi di Santuzza Calì, le musiche di Jacqueline Perrotin e le coreografie di Claudia Lawrence.
L´imperativo categorico di Paolo Poli è da sempre l´attenzione al buongusto che si evidenzia nel percorrere la strada scomoda della poesia, nella continua ricerca di qualcosa che permetta di coltivare la memoria della buona letteratura, andando controcorrente visto che siamo un paese che tende a dimenticare, non rinunciando al piacere di scompigliare le carte, affabulare e sorprendere lo spettatore trascinandolo, durante lo spettacolo, in un viaggio immaginario, da cui poi ritorna arricchito.
23 novembre 2013