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L’INTERVISTA
Francesco Pezzella:
“ Rifuggo da comportamenti di "integralismo" ”
Sport e giornalismo con passione, professionalità e saggezza.

di
Antonio Parrella
Francesco
Pezzella, noto giornalista delle reti di Telecapri, ci racconta la
sua vita fatta di giornalismo, calcio Napoli… e non
solo.
Cosa
è per te il calcio?
“Il calcio è lo sport che ha accompagnato i miei sogni di
bambino. Ho giocato a calcio, sono tifoso e ho avuto anche la
fortuna di poter lavorare come giornalista sportivo occupandomi
proprio di calcio e del Napoli che poi è stata ed è la mia
passione. Oggi mi sento di dire che la passione è rimasta immutata
ma non riesco più, per fortuna, a vedere il calcio come unica
"ragione di vita". Rifuggo da comportamenti di
"integralismo" e non sono disposto a farmi rovinare una
giornata da un risultato negativo o esaltarmi troppo per un
successo. Penso che il calcio essendo uno sport e un gioco deve
essere un divertimento, una occasione per stare insieme, per
rilassarsi. Non può essere ridotto a guerriglia, litigi e
posizioni, appunto, integraliste.”
Quali sono i limiti e i pregi
dell’attuale squadra azzurra? Cosa prevedi per il futuro della SSC
Napoli?
“In questo momento è difficile trovare limiti al Napoli perché
i risultati stanno dimostrando che questa squadra riesce ad andare
oltre ogni limite. Tuttavia se un pregio può essere quello di
essere una squadra con un gruppo di titolari all'altezza delle
migliori, resta il problema, ed ecco il limite, delle riserve. E'
stato dimostrato da Mazzarri a Verona che se giocano tutte insieme,
il potenziale tecnico crolla.”
Quando
è iniziata la tua passione per lo sport e il giornalismo? Quando
quella per l’atletica (so che ti appassiona tanto...)?
“La mia passione per lo sport è iniziata praticamente quando
sono nato... Ho sempre avuto un debole per le attività motorie.
Fino all'età di 18 anni mi sono cimentato con il calcio e con un
po' di pallacanestro poi sono passato al calcetto quindi ho fatto
Judo, conseguendo anche la cintura nera, quindi sono passato alla
corsa che è oggi lo sport che pratico assiduamente. La passione per
il giornalismo è stata latente fino alla maggiore età poi è
esplosa quando iniziai a commentare le partite di pallacanestro
delle squadre di Capri, circostanza che mi ha anche permesso di
conoscere mia moglie. Da lì il passaggio alle reti di Telecapri è
stato una conseguenze e oggi mi trovo ancora qui dopo 20 anni a
svolgere la mia professione, spero bene...”
"La
sola differenza che corre tra la letteratura e il giornalismo è
questa: che il giornalismo è illeggibile e la letteratura non è
letta." Cosa pensi di questa parle di Oscar Wilde?
“Penso che abbia ragione ma penso anche che il giornalismo proprio
perché è al servizio della globalità degli individui deve essere
fatto di linguaggio semplice e comprensibile. E' chiaro che chi
scrive e parla in tv dovrebbe essere munito dei fondamentali della
lingua italiana e in alcuni casi non è così...”
Il personaggio sportivo
(calciatore o giornalista o altro) che più stimi, e perchè?
“Ho una grande stima di tutte le persone che mi vogliono bene...
Difficile individuarne una. A livello professionale non seguo
modelli e stimo chi fa bene il suo lavoro.”
Qual è la più grande
soddisfazione della tua carriera o della tua vita in
generale?
“La più grande soddisfazione della mia vita è la mia famiglia.
Professionalmente ricordo sempre con grande emozioni il Premio Saint
Vincent di giornalismo che ho ricevuto per un servizio sul rapporto
tra lo sport e le situazioni difficili della vita quali la disabilità
e il disagio sociale. Presentai un servizio su un ragazzo down che
grazie al Judo ha fatto passi da gigante nella quotidianità e mi
occupai di Pino Maddaloni, delle sue origini difficili che poi sono
state la molla che ha fatto scattare quella rabbia e sete di
successo culminata con l’oro olimpico. Ho anche le mie piccole ma
significative soddisfazioni sportive. Ad oggi ho partecipato a 4
maratone completandole tutte, ho corso a New York, Boston, Firenze e
Miami e non ho alcuna intenzione di fermarmi. Ne vado fiero perché
la corsa è uno sport bellissimo che richiede sacrifici. Sacrifici
che si fanno volentieri e vengono ripagati dalla gioia immensa che
si prova quando dopo mesi di preparazioni si taglia il traguardo di
una gara durissima come la maratona.”
Dalle sue parole trapelano sentimenti veri, l’importanza della
famiglia, la voglia di calcio inteso come sport, la passione per una
professione, che nasce e non muore più. Sottolinea i miracoli dello
sport nel sociale, che possono portare addirittura ad un oro
olimpico, come nel caso di Pino Maddaloni e
ribadisce
la necessità di raccontare i fatti con chiarezza, per farli
arrivare alla globalità delle persone. Infatti, l’informazione è
anche la voglia di “far conoscere” e cercare di cambiare ciò
che non va, però, senza urlare e senza distorcere. Mantenere i toni
bassi aiuta molto di più alla comprensione, le parole non vanno
gridate, ma sussurrate, soprattutto in radio e in tv. Francesco
Pezzella ricorda sempre che gli “integralismi” sono da scartare,
che il calcio è uno sport, un simpatico passatempo, e non lo dice
solo in questa intervista.
Preferire la qualità e la professionalità allo “spettacolino
mediatico aumenta-audience”, calma gli animi e fa crescere il
livello del tifoso e dell’uomo spettatore, spesso preso da
un’ira inspiegabile e violenta, dimenticando il valore dello
sport, della sportività e della vita sociale. Per questi motivi
virtuosi, tanti tifosi del Napoli e non solo, seguono da 20 anni il
giornalista caprese.
Antonio
Parrella
Napoli,
4/10/2011
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