|
Il
vicerè don Carmine Nicola Caracciolo

Francesco
Di Rienzo
Un
viaggio nel passato alla scoperta dell'epopea coloniale della città
tra cripte, tombe di viceré, nobili e cardinali... Il recente
tour organizzato all'interno della cattedrale di Lima, la capitale
del Perù, ci consente di raccontare la vita e le gesta di don
Carmine Nicola Caracciolo, patrizio napoletano e primo viceré non
spagnolo del Paese sudamericano.
Don
Carmine Nicola Caracciolo nasce a Bucchianico, in Abruzzo Citra, il
6 luglio del 1671 da una delle più importanti famiglie
aristocratiche del Vicereame: i Caracciolo di Santobuono. Il Casato
discende da Marino III (deceduto nel 1566) del ramo dei Caracciolo
Pisquizi, aggregati al Seggio di Capuana sin dalla fondazione dei
seggi patrizi di Napoli (XIII secolo).
Nel
1694, don Carmine viene nominato Grande di Spagna di prima classe.
L'anno successivo, sposa donna Costanza Giovanna Ruffo dei Duchi di
Bagnara: gli darà 12 figli. Gran Siniscalco a Napoli e ambasciatore
spagnolo a Venezia, nel 1707 è costretto ad abbandonare la città
partenopea per la sua fedeltà ai Borbone di Spagna. In quell'anno,
infatti, il Vicereame passa sotto il controllo della Corona
d'Austria: don Carmine viene esiliato e le proprietà gli vengono
confiscate.
Nel
1713, il re di Spagna Filippo V lo nomina viceré del Perù: è il
primo uomo politico non spagnolo a ricevere questo prestigioso
incarico. Arriva a Lima il 5 ottobre del 1716, ampiamente celebrato
dagli uomini di cultura del tempo, con un obiettivo preciso: porre
fine al contrabbando francese, in qualche modo protetto e
incoraggiato dal suo predecessore, Diego Morcillo Rubio de Auñón.
Don
Carmine resta in Sudamerica per circa quattro anni. È un periodo
importante per il Perù. I missionari cattolici penetrano
sulle montagne, costruendo numerosi conventi. I padri Camilliani, in
particolare, fondano la prima comunità d'Oltreoceano proprio grazie
alla sua presenza. Nel 1715, il padre camilliano Giovanni Muñoz de
la Plaza e un suo confratello avevano chiesto al Caracciolo di
condurli con sé in quelle terre lontane. Don Carmine aveva
acconsentito con molto piacere «per la devozione al santo fondatore
Camillo de Lellis e perché è mio compaesano». Un'epidemia colpisce
60.000 indigeni. Il 15 agosto del 1719 si registra la prima eclissi
totale di sole avvenuta nella capitale peruviana dall'arrivo degli
spagnoli. Un decreto reale proibisce di marchiare a fuoco gli
schiavi neri. Don Carmine, tuttavia, non riesce a sradicare il
fenomeno del contrabbando. Fallisce anche nel tentativo di eliminare
l'istituto della "encomienda", il principale strumento
spagnolo di colonizzazione del Nuovo Mondo, che, a causa dei
continui abusi da parte degli encomenderos, finiva per sfruttare in
maniera disumana il lavoro degli Indios. Il re, infatti, non
accoglie la richiesta.
L'incarico
di viceré termina nel 1720. Muore a Madrid il 26 luglio del
1726 all'età di 55 anni.
Il
suo nome completo è: Don Carmine Nicolás Caracciolo, quinto príncipe
de Santo Buono, octavo duque de Castel de Sangro, duodécimo marqués
de Buquianico, conde de Esquiabi, de Santobido y de Capracota, barón
de Monteferrato, Castillón, Belmonte, Roca Espinalberti,
Frainefrica, Grandinarca y Castelnuovo, señor de Nalbeltide y de la
ciudad de Auñón, y grande de España de primera clase.
Condividi su Facebook
|