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IL
CAPO DEI SERVIZI DI BOCCA
di
Laura Bufano
Capita
così, a volte, vai in un luogo per un qualche motivo, e ne rimani
affascinato, scopri però che di quel luogo non ne sai proprio
nulla. Mi riferisco a Palazzo Cellammare, un antico palazzo
nobiliare, situato in via Chiaia, che si presenta quasi come un
castello. Fu eretto all’inizio del ‘500 per Giovanni Francesco
Carafa e nel 1647 fu preso d’assalto dalla folla inferocita
durante la Rivolta di Masaniello. Nel 1722 fu acquistato da Antonio
Giudice, Principe di Cellammare, e in seguito fu dimora del Principe
di Francavilla, Michele Imperiali, il quale era solito organizzare
grandi feste e ricevimenti fino a far diventare il Palazzo, il
Centro dell’alta Società napoletana. Il “ Capo dei Servizi di
Bocca “ ( antica mansione di colui che era preposto a
sovraintendere alla cucina, alla preparazione delle vivande e
all’organizzazione dei banchetti) del principe fu Vincenzo
Corrado, “il Cuoco Galante”. Il Corrado nacque a Oria (Puglia)
nel 1736, ma fu napoletano di adozione. Egli fu avviato dal
Superiore Generale De Leo, agli studi in matematica, astronomia e
filosofia, e in seguito anche agli studi in scienze naturali e a
quelli dell’arte culinaria, per la quale divenne famoso. Egli fu
uno dei più grandi cuochi che si distinsero tra il ‘700 e
l’800, mise per
iscritto “la cucina mediterranea” e fu il primo a valorizzare la
grande cucina regionale italiana. Coordinava un piccolo esercito di
maggiordomi, domestici, volanti e paggi che interveniva nel grande
servizio di cucina. Usava la fantasia per realizzare particolari
accorgimenti architettonici ed artistici formando una coreografia
sontuosa e raffinata per le sue portate. Primo autore di un manuale
organico di gastronomia, il suo trattato “il Cuoco Galante”
comparso a Napoli nel 1773, non si oppose al lessico francese a quei
tempi dominante, ma nel contempo si mantenne fedele alla pratica
della cucina tradizionale italiana, e in particolare napoletana,
rivelando lo sforzo di voler integrare le cucine forestiere a quella
locale, servendosi di una scrittura semplice, concisa ed esauriente.
La materia del manuale è riportata in capitoli di una certa
ampiezza, ciascuno dedicato ad un argomento: minestre, carni
domestiche e selvatiche, pesci, uova, latticini, verdure, crostate,
dolci, sapori, conserve. Scrisse pure : “ Del cibo Pitagorico”
ovvero erbaceo, ricette vegetali seguite dal trattato delle patate;
e “ Il Credenziere di buon gusto “, quest’ultimo pubblicato
nel 1778 e più volte ristampato con l’ampliamento di due “
trattati storici “ sulla cioccolata e il caffè ( edizione 1820 ).
Fu comunque “il Cuoco Galante” a lasciare il segno nella nostra
gastronomia e fu richiestissimo in tutto il mondo. Nella terza
edizione del Cuoco Galante del 1786, il Corrado spiega alcuni
termini culinari, quasi tutti in disuso almeno nel significato,
quelli ancora in uso: Entrées ( vivande di primo servizio ); Purè
( condimento che si estrae dai legumi, o d’altro ); Farcire (
riempire cosa con la sarsa ). Ho scoperto che nel Centro storico di
Oria ( Brindisi ) c’è un ristorante che ripropone le ricette del
Corrado, per chi va in vacanza in Puglia quest’estate può essere
divertente assaggiarle: www.vincenzocorrado.it.
Forse ci andrò anche io!
Per
saperne di più: Cuoco Galante, rivisitazione con sensibilità
moderna, di Giorgia Chiatto Casa editrice Malvarosa.
Napoli,
3 aprile 2013.
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